Nota della Segreteria Nazionale della Cgil: le ragioni del referendum
“Referendum Costituzionale confermativo relativo alla riduzione del numero dei Parlamentari”
Il 20 e 21 settembre 2020 si svolgerà il referendum costituzionale per confermare o bocciare il taglio dei parlamentari approvato nell’autunno scorso. La legge, che sarà sottoposta al voto popolare, prevede la riduzione del numero degli eletti da 630 a 400 per la Camera dei Deputati e da 315 a 200 per il Senato della Repubblica, per una diminuzione complessiva di circa il 37% dei rappresentanti.
La Segreteria Nazionale della CGIL decide di non dare indicazione di voto, ribadisce la necessità di salvaguardare l’ordinamento parlamentare della Repubblica e la centralità della rappresentanza democratica, ferma restando la libertà di scelta nell’esercizio del voto di ogni iscritta e di ogni iscritto.
L’organizzazione, consapevole della difficoltà date dal perdurare dell’emergenza epidemiologica e dalla contestuale convocazione delle elezioni amministrative in alcune realtà che porteranno il dibattito pubblico su altri temi, si impegna a promuovere un’informazione capillare e momenti di confronto sul referendum costituzionale per favorire una scelta partecipata e consapevole di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, cittadine e cittadini, tutte e tutti, chiamati ad esercitare il diritto fondamentale del voto in un’occasione cruciale per la vita democratica del Paese.
Una riduzione dei parlamentari promossa in questi termini, senza un ragionamento sulla ridefinizione del ruolo delle due Camere e delle rispettive funzioni e sottende la strumentalità della riforma in atto (una riduzione fine a sé stessa che non ha eguali in Europa, e non invece una
riduzione conseguente ad una ridefinizione delle funzioni delle due Camere), e deve essere affrontata non come una questione numerica, di contrarietà ad una riduzione, ma per quello che è: una questione di rappresentanza democratica e di difesa della centralità del Parlamento.
Una centralità già mortificata e fortemente compromessa dalla prassi consolidatasi degli ultimi governi di legiferare prevalentemente con decretazione di urgenza e questioni di fiducia e che questo provvedimento rischia di indebolire ulteriormente, aprendo la strada a soluzioni
inaccettabili e mai del tutto abbandonate da alcune forze politiche, volte a superare definitivamente l’ordinamento parlamentare della Repubblica, con l’introduzione dell’elezione diretta del Capo dello Stato.
Il taglio proposto, se da una parte non produrrebbe alcun significativo risparmio di spesa pubblica (stimato dello 0,007%) – argomento che in ogni caso non può sussistere in relazione all’esercizio della democrazia – dall’altro avrebbe numerose conseguenze sulla rappresentanza politica e la funzionalità del Parlamento.
La riduzione dei seggi spettanti a ciascuna circoscrizione elettorale, in alcuni territori, sarà superiore al 40%, con una dilatazione dei collegi che avrà il triplice effetto di produrre un’ulteriore lacerazione del rapporto eletto/elettore, rendendo ancor più difficoltosa la conoscibilità e riconoscibilità dei parlamentari da parte della cittadinanza; di rendere ancor più onerose le campagne elettorali, lasciando la contesa politica a chi detiene grandi risorse economiche; e di impedire a tanti cittadini di vedere eletti i propri rappresentanti, che saranno estromessi dalle future Camere anche a fronte di numerosi consensi riscontrati nelle urne.
In aggiunta a questi elementi di valutazione legati alla mortificazione della rappresentanza democratica, non possiamo ignorare gli effetti che tale riduzione avrà sulla effettiva operatività ed efficienza del Parlamento. Numeri tanto ridotti (400 e 200) renderanno impervia l’attività delle
Commissioni Parlamentari – motore dell’attività legislativa – che si potranno trovare ad operare, anche in sede deliberante, in assenza di tutti i gruppi politici o con la difficoltà di adempiere efficacemente e con competenza alla funzione legislativa assegnata. Una tale riduzione produrrà quindi, contrariamente agli intenti dichiarati, inefficienza nei lavori parlamentare e limiterà l’agibilità e la capacità ispettiva e di controllo delle opposizioni (quelle che riusciranno ad essere elette).
La Segreteria Nazionale della CGIL
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