Teresa Mattei (le 21 donne costituenti)

category Donne, Spi Vercelli 28 Maggio 2018

Teresa Mattei, detta Teresita (Genova, 1º febbraio 1921 – Usigliano (Pisa), 12 marzo 2013), è stata una partigiana, politica e pedagogista italiana.

Combattente nella formazione garibaldina Fronte della Gioventù (con la qualifica di Comandante di Compagnia) prese parte all’organizzazione dell’uccisione del filosofo Giovanni Gentile, di cui fu allieva. Fu anche la più giovane eletta all’Assemblea Costituente, dove assunse l’incarico di segretaria nell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea Costituente.

Dirigente nazionale dell’Unione Donne Italiane, fu insieme a Teresa Noce e a Rita Montagnana l’inventrice dell’uso della mimosa per l’otto marzo: Luigi Longo le chiese se sarebbe stato opportuno scegliere le violette, come in Francia, per celebrare quel giorno; Teresa Mattei gli suggerì la mimosa, un fiore più povero e diffuso nelle campagne.

Nasce a Genova nel 1921, la famiglia è impegnata politicamente: il padre Ugo è un avvocato antifascista e dirigente del Partito d’Azione, mentre il fratello Gianfranco Mattei, docente ordinario di chimica al Politecnico di Milano e iscritto dal 1942 al Partito Comunista Italiano, insieme alla stessa Teresa, è un importante esponente dei GAP a Roma come responsabile della produzione di esplosivi.  Nel 1938, in seconda liceo, viene espulsa da tutte le scuole del Regno perché contesta le leggi razziali fasciste. Prende la maturità come privatista (su consiglio di Pietro Calamandrei) lo stesso anno e si iscrive a Lettere e Filosofia. Il 10 giugno 1940, in occasione della dichiarazione di guerra, organizza la prima manifestazione in Italia contro il conflitto, in Piazza San Marco a Firenze. Si laurea in Filosofia presso l’Università di Firenze nel 1944. Nel febbraio di quell’anno, il fratello, dopo la cattura per una delazione, si toglie la vita nella cella della prigione di Via Tasso a Roma impiccandosi con la cintura dei pantaloni, per non cedere alle torture inflittegli e non rischiare, quindi, di rivelare i nomi dei compagni.

Teresa Mattei partecipa attivamente alla lotta di Liberazione con il nome di battaglia di Chicchi, soprattutto nelle cellule comuniste che operano nella città di Firenze. Inizialmente come staffetta poi fonda i Gruppi di difesa della donna di Firenze, e finisce la guerra di Liberazione con il grado di Comandante di Compagnia. A Firenze è catturata dai tedeschi, ma salvata da un gerarca fascista prima della fucilazione che dice: «Una così brava ragazza non può essere una partigiana». A lei ed al suo gruppo combattente si è ispirato Roberto Rossellini per l’episodio di Firenze del film Paisà.

Durante gli anni della Resistenza conosce Bruno Sanguinetti, di origine ebraica, figlio del proprietario dell’industria alimentare Arrigoni, comandante del Fronte della gioventù (giovani del Partito Comunista clandestino). Secondo la Mattei sarà Sanguinetti a pianificare l’uccisione di Giovanni Gentile, considerato il filosofo che aveva dato un volto presentabile al regime fascista: Sanguinetti prese la decisione per vendicare la morte del fratello di Teresa e per punire il responsabile morale delle fucilazioni per i renitenti al reclutamento del servizio di leva della RSI, di cui Gentile era stato cantore e “cattivo maestro”. Queste dichiarazioni hanno suscitato polemiche e smentite.

Nel 1946, eletta nelle liste del PCI alla Assemblea Costituente, nel XV collegio, quello di Firenze e Pistoia, è la più giovane eletta nell’organismo a soli 25 anni. L’articolo tre della Costituzione Italiana sul tema dell’uguaglianza porta la sua firma: riesce a far introdurre nell’articolo, al secondo comma l’espressione “di fatto”: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini….”. Sul tema della presenza femminile alla vita politica e istituzionale della nuova repubblica così si esprime durante la seduta dell’Assemblea Costituente del 18 marzo 1947: «Se la Repubblica vuole che più agevolmente e prestamente queste donne collaborino […] alla costituzione di una società nuova e più giusta, è suo compito far sì che tutti gli ostacoli siano rimossi dal loro cammino, e che esse trovino al massimo facilitata ed aperta almeno la via solenne del diritto».

Nel 1947 fonda, insieme alla democristiana Maria Federici, l’Ente per la Tutela morale del Fanciullo. Ancora alla Costituente diventa la prima rappresentante delle Ragazze madri e nel 1948 si sposò a Budapest con Bruno Sanguinetti.

Vive a Milano e si occupa della Casa della Cultura con Rossana Rossanda. Nel 1955 torna a Firenze con il suo secondo marito Iacopo Muzio dirigente del PCI. Lo stesso anno rifiuta la candidatura alle elezioni per la Camera dei deputati e venne espulsa dal PCI per il dissenso maturato nei confronti della politica stalinista e la linea di Palmiro Togliatti.

Nel 1996 lancia la raccolta di firme, “L’obbedienza non è più una virtù” con una cartolina petizione al Presidente Scalfaro per chiedere un nuovo processo al criminale nazista Erich Priebke responsabile della strage delle fosse Ardeatine ma anche della morte di decine di Patrioti appartenenti alla Resistenza nel carcere di via Tasso a Roma. Sarà testimone come sorella di Gianfranco Mattei, orribilmente torturato, e si ottenne la giusta condanna all’ergastolo di Priebke

Nel 2001 è a Genova contro il G8 con i suoi figli, partecipa attivamente a tutti i dibattiti ed è inorridita dalle criminali violazioni della Costituzione di cui sono protagonisti il governo italiano e tutti i suoi rappresentanti. Negli anni successivi è a fianco delle vittime di quelle giornate per ristabilire i diritti e la giustizia.

Teresa Mattei continua la lunga battaglia che ha accompagnato la sua vita in difesa della Costituzione e dei nuovi tentativi di modificarla e renderla inefficace.

Nel 2004 insieme al figlio Rocco partecipa con i ragazzi delle scuole della Provincia di Pisa al Pellegrinaggio dell’ANED ai Campi di sterminio in Germania e pronuncia un importante discorso a più di 200.000 ragazzi di tutta Europa a Mauthausen.

Nel 2006 durante la battaglia per il referendum costituzionale pronuncia queste parole davanti agli studenti del suo antico “Liceo Michelangelo” a Firenze: “Nell’articolo 1 della Costituzione si dice: “la sovranità appartiene al popolo“, ed è questa la cosa più importante che noi dobbiamo difendere. La sovranità è nelle mani nostre, nelle mani del popolo e paritariamente in quelle di ogni cittadino; con questo la Repubblica ci ha fatto diventare cittadini e non sudditi. Il più grande monumento, il maggiore, il più straordinario che si è costruito in Italia, alla libertà, alla giustizia, alla Resistenza, all’antifascismo, al pacifismo è la nostra Costituzione.”

È morta nel 2013 a Usigliano, all’età di 92 anni; all’epoca del decesso era l’ultima donna vivente fra i partecipanti all’Assemblea Costituente

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