Bianca Bianchi (le donne costituenti)
Bianca Bianchi (Vicchio, 31 luglio 1914 – Firenze, 9 luglio 2000) è stata un’insegnante, politica e scrittrice italiana.
Alla morte del padre, fabbro del paese e attivo socialista, si trasferisce a Rufina, presso la famiglia materna, in seguito a Firenze per proseguire gli studi.
Insegnante a, Genova Bolzaneto, poi a Cremona, incontra difficoltà e ostacoli, fino a perdere il lavoro, a causa delle divergenze con i superiori sul modo indipendente di condurre le lezioni, per la volontà ad esempio di non tralasciare la cultura e la civiltà ebraica, escluse invece dal programma didattico di stato. Accetta dunque la proposta di un incarico di insegnante di lingua italiana in Bulgaria, dal dicembre 1941. Nel giugno 1942 torna in Italia e, dopo breve un periodo nel quale si stabilisce nuovamente a Rufina, rientra a Firenze alla caduta di Mussolini.
Prende parte alle riunioni del Partito d’Azione, a volantinaggi antifascisti e ad un trasporto di armi per i partigiani. Nel 1945 si iscrive al PSIUP di Giuseppe Saragat e di Pietro Nenni. Collabora a diversi giornali politici
Alle elezioni del 2 giugno 1946 viene eletta all’Assemblea Costituente, una delle 21 donne su 556 membri, raccogliendo più del doppio dei consensi del capolista Sandro Pertini. Vive tra Firenze e Roma. Durante la sua partecipazione alla Costituente interviene sui problemi della scuola, delle pensioni e dell’occupazione. Nel gennaio del 1947 segue il gruppo di Saragat nella scissione di Palazzo Barberini che dà vita al nuovo partito PSLI, poi PSDI.
Nel 1948, candidata in Sicilia è eletta nella I Legislatura per la Lista di unità socialista. Nel 1949 presenta la prima di una serie di proposte di legge sul tema della tutela giuridica dei figli naturali, tra l’altro al fine di rendere maggiormente attuabile il riconoscimento della paternità, moltiplicando le eccezioni al divieto di ricerca. Il progetto legislativo incontra notevoli resistenze e sarà approvato solo nel 1953.
Interrotta l’esperienza politica, dagli anni cinquanta si dedica allo studio dei temi dell’educazione e alla creazione della Scuola d’Europa di Montesenario, un istituto modello per ragazzi della elementare e media. Le idee che muovono questa esperienza, per molti aspetti sperimentale e all’avanguardia, sono espresse nei saggi: Amicizia per i nostri figli e L’esperienza di un’educazione nuova alla Scuola d’Europa. Negli stessi anni collabora al quotidiano “La Nazione” di Firenze, curando la rubrica “Occhio ai ragazzi”, rivolta ai problemi educativi.
Dal 1970 al 1975 è eletta consigliere comunale di Firenze nelle liste del PSDI, ricoprendo la carica di vicesindaco.
A partire da questi anni si dedica anche all’attività di scrittrice, con opere di carattere autobiografico. Torna ad abitare a Vicchio, “… eterno, unico, paese dell’anima, casa mia.” Si spegne a Firenze il 9 luglio del 2000.
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