Archivi per ‘Donne’
Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
25 NOVEMBRE, GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
E’ morta Rossana Rossanda
Ci ha lasciati all’età di 96 anni la compagna Rossana Rossanda.
Antifascista, militante del Pci, a lungo responsabile cultura del partito, nel 1969 radiata dal Pci assieme a Castellina, Magri, Pintor, Parlato Natoli, Menapace ed altri, per le posizioni assunte all’interno del Pci soprattutto dopo l’invasione della Cecoslovacchia ad opera dell’URSS, fu tra le fondatrici della rivista e poi del quotidiano comunista “Il Manifesto”.
Intellettuale e voce critica della sinistra, marxista non pentita, è rimasta una delle voci più ascoltate della politica italiana ed internazionale.
La “ragazza del secolo scorso” così come il titolo di un libro che aveva scritto nel 2005 aveva attraversato il secolo e il millennio, come per i ragazzi della sua generazione, sconvolgendo la sua vita dedicandola alla politica ed all’impegno per l’affermazione della democrazia per i diritti delle donne, alla difesa dei più deboli e svantaggiati e soprattutto all’affermazione della classe lavoratrice.
Il suo esempio resterà come perenne eredità per tutti noi.
Auguri alla nostra iscritta centenaria
La lega Spi di Vercelli con tutti i suoi iscritti porge i suoi più affettosi auguri alla nostra iscritta Ivaldi Adele Maria che l’8 marzo ha compiuto 100 anni.
8 marzo 2020
In occasione dell’8 marzo 2020, a causa del coronavirus non potremo essere nelle piazze italiane e del mondo come previsto dai movimenti femministi.
Vogliamo comunque essere presenti e far sentire la nostra voce di donne giovani e pensionate ed esporre le nostre rivendicazioni.
La povertà femminile continua ad aumentare. Siamo il quart’ultimo paese in Europa per occupazione femminile: solo il 48% delle donne ha accesso al lavoro e spesso si tratta di lavoro precario, svalutato, mal pagato!
Ancora oggi, le donne sono retribuite in media il 23% in meno rispetto ai colleghi uomini, anche quando più istruite; il differenziale salariale cresce col crescere del livello dell’istruzione, raggiungendo un picco del 38,5%.
Sono più di 1.400.000 le donne che hanno subito molestie sul luogo di lavoro.
La Legge 194 è sottoposta a pesanti limitazioni che ne impediscono la piena applicazione, l’obiezione di coscienza, oggi, è pari al 78% tra i ginecologi e del 48% tra gli anestesisti. Tale situazione che in alcune Regioni supera il 90%, annulla il diritto sancito dalla Legge.
Oggi la Legge 194 nel nostro Paese continua ad essere obiettivo di attacchi retrogradi e populisti, veicolati da dichiarazioni “ignoranti” e “razziste” che chiedono di scaricare i costi su quelle aree sociali che subiscono” l’abuso della migrazione”.
Un omicidio su due avviene in famiglia e le vittime per il 67% dei casi sono donne. I percorsi di fuoriuscita dalla violenza non prevedono alcuna forma di sussidio, i finanziamenti pubblici ai centri antiviolenza sono pari a 0,76 centesimi per ogni donna che si rivolge a loro.
Sono più di un milione le donne che dal 2003 a oggi denunciano di aver subito pratiche mediche violente o degradanti in sala parto.
Questi sono solo alcuni dei numeri che raccontano il contesto di disuguaglianza, discriminazione, ingiustizia in cui viviamo. Contesto che conosciamo bene, perché è quello contro cuilottiamo, affermando che violenza di genere è anche, e non secondariamente, violenza economica, che passa, in modo sistemico, per condizioni di sfruttamento volte a minare l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne.
Pensiamo sia necessario dare continuità al processo di trasformazione culturale e sociale aperto da ormai quattro anni dai movimenti femministi e, a maggior ragione in questo particolare contesto storico e politico. Riteniamo urgente denunciare la condizione di discriminazione strutturale che riguarda le donne migranti e, di conseguenza, tutte le figure precarie e non pienamente garantite che vivono e lavorano nel nostro paese.
I luoghi di lavoro non possono continuare a riprodurre questo stato di cose; le condizioni di lavoro non possono infliggere ancora tanta diseguaglianza: le lavoratrici troveranno la forza di reagire e rivendicare quel che spetta loro.
Noi donne:
- Vogliamo parità salariale, un salario degno, un salario minimo almeno a livello europeo e un reddito che sia di autodeterminazione, e non strumento di ricatto e di nuova schiavitù, perché senza autonomia economica non si esce dalla violenza e non c’è libertà.
- Vogliamo congedi di maternità/paternità e parentali retribuiti al 100%, di uguale durata per entrambi i genitori ed estesi a tutte le tipologie contrattuali.
- Vogliamo un welfare inclusivo e universale senza discriminazioni in base allo status, al genere, al reddito o alla morale dominante.
- Vogliamo case rifugio, centri antiviolenza, case delle donne e consultori laici, aperti e autogestiti dalle donne.
- Vogliamo l’abrogazione dei decreti sicurezza che moltiplicano violenza, razzismo e sfruttamento dentro e fuori i confini, soprattutto sui corpi delle donne, e che sanzionano il diritto di manifestare.
- Vogliamo l’abrogazione della Legge Bossi Fini e la chiusura dei Cpr (centri per il rimpatrio).
- Vogliamo un permesso di soggiorno europeo senza vincoli lavorativi e familiari per la libertà di movimento per le migranti e i migranti.
- Vogliamo la cittadinanza per chi nasce e cresce in Italia.
- Vogliamo un’Europa capace di intervenire umanitariamente sulle emergenze migratorie nel Mediterraneo, con una voce comune.
- Vogliamo un altro modello di sviluppo che rilegga i consumi e la qualità ambientale e della vita con la lente della redistribuzione della ricchezza, e della giustizia ambientale.
Chiediamo di dare un segnale chiaro, pubblico, di sostegno concreto alla lotta che le donne stanno portando avanti da anni e che riguarda tutti.
Vercelli ,08 marzo 2020
Le Donne Cgil e SPI Vercelli -Valsesia
Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne
25 novembre 2019
Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
La violenza maschile contro le donne è un male antico e trasversale che interessa tutto il mondo e deve essere sradicato, garantendo così a tutte le donne il diritto alla libertà e alla dignità.
La violenza contro le donne, come ci dicono le statistiche più accreditate, viene esercitata in tutti i contesti in cui si articola il nostro vivere civile, da quello familiare a quello sociale, dalla politica ai luoghi di lavoro.
Soprattutto laddove si utilizzano i rapporti gerarchici, la precarietà, l’incertezza sulle prospettive di lavoro, si somma violenza a violenza. Così come quando il linguaggio, la cronaca, colpevolizza o trova giustificazione ai comportamenti violenti contro le donne che sono già vittime, si attua una seconda violenza rappresentativa di una società che sta degenerando. La violenza non si deve legittimare MAI!
Il sindacato è sempre più impegnato nella lotta contro le molestie e la violenza nei luoghi di lavoro, per definire con chiarezza che molestie e violenza non sono parte del lavoro. Il recepimento dell’Accordo Quadro Europeo, prima insieme a Confindustria e poi con le altre associazioni datoriali, ci ha fornito strumenti nuovi per operare in questa direzione nella consapevolezza della complessità di tale compito, della sua peculiarità della violenza nei contesti produttivi: difficoltà delle vittime a raccontare, paura di non essere credute e timore di ritorsioni.
Dobbiamo quindi fare ancora molta strada, realizzare una vera rivoluzione culturale, che renda tutti consapevoli, che RISPETTO e relazioni sane migliorano la vita di tutti e tutte.
Un cambiamento culturale che si esercita anche sul piano legislativo e nella contrattazione. Infatti in questi anni abbiamo conquistato, grazie alla mobilitazione delle donne, convenzioni ed accordi importanti.
La convenzione di Istanbul, ratificata dal nostro Paese, contiene principi fondamentali a partire dal definire la violenza, e come la si contrasta. Chiediamo che venga effettivamente applicata.
È compito nostro ora, attraverso la contrattazione, creare ascolto, attenzione, sostegno, rispetto e riconoscimento della parola femminile dei diritti delle donne senza sconti.
Nel giugno di quest’anno poi, abbiamo conquistato, dopo molti anni di impegno, la Convenzione 190 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e la relativa Raccomandazione. Certo va sottolineato che molte associazioni di impresa non l’hanno approvata, ma questo non ci deve fermare, anzi ci impegna ancor di più nel rivendicare la rapida ratifica della convenzione da parte del nostro Paese, e nel determinare i provvedimenti necessari a partire dal riconoscimento delle molestie sessuali come reato.
Per questo per noi il 25 novembre e’ l’occasione per rilanciare e radicare il nostro impegno a partire dalla contrattazione.
#VIOLENZAMAI!
Manifestazione nazionale a Roma sabato 28 settembre ore 14.30 Piazza della Repubblica
Siamo le donne che hanno lottato per il nuovo diritto di famiglia, per il divorzio e la legge 194.
Siamo le donne che hanno definito lo stupro reato contro la persona e non contro la morale, lottando per cancellare le norme ereditate dal codice fascista Rocco insieme al delitto d’onore, al matrimonio riparatore, allo ius corrigendi del marito, titolare di ogni potere su moglie e figli.
Siamo le donne che da sempre si battono contro la violenza maschile fuori e dentro la famiglia.
Siamo le donne dei Centri antiviolenza femministi.
Siamo le donne che hanno lottato per il diritto al lavoro, per il valore e il rispetto del lavoro, per la centralità e il valore sociale della maternità, per i congedi di maternità e paternità, per un welfare solidale e non basato su nonne e nonni.
Siamo le donne che si prendono cura delle persone, delle comunità, dei territori.
Siamo coloro che tengono davvero al centro il benessere e la serenità di bambine e bambini perché è grazie a noi che bambini e bambine sono diventati soggetti di diritto.
Siamo le famiglie in tutte le possibili declinazioni.
Siamo le donne e gli uomini giovani, che vorrebbero lavorare e non emigrare, che rivendicano il diritto di poter decidere se, dove, come e quando costruirsi una famiglia.
Siamo le donne e gli uomini che danno vita giorno per giorno una società accogliente inclusiva aperta e giusta con donne e uomini migranti.
Siamo donne e uomini scesi in piazza come e con soggettività transfemministe e lgbtq+ per una società di piena cittadinanza umana.
Siamo i padri e gli uomini responsabili e civili che non si riconoscono nella strategia e nella retorica vendicativa della lobby dei padri separati.
Siamo coloro che rifiutano la menzogna dell’alienazione parentale, in accordo con tutta la comunità scientifica internazionale e siamo contro chiunque manipoli bambini e bambine per il proprio tornaconto personale o professionale.
Siamo qui ancora una volta per ribadire:
Non si torna indietro sui diritti e la libertà di scelta.
Non si usano bambini e bambine contro i genitori!
Nessun testo unificato su separazione, mediazione obbligatoria bigenitorialità, mantenimento diretto.