Archivi per ‘Spi Vercelli’

Restiamo umani! Buon 2024

category Spi Vercelli 23 Dicembre 2023

Adesso basta

category Spi Vercelli 22 Novembre 2023

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Manifestazione 7 ottobre

“La via maestra, insieme per la Costituzione”: è questo lo slogan scelto dalla Cgil e da più di cento associazioni e reti associative, che a loro volta raccolgono tantissime realtà della società civile, per la grande manifestazione nazionale che si terrà il prossimo 7 ottobre a Roma.

Si sfilerà per le strade della Capitale per il lavoro, contro la precarietà, per il contrasto alla povertà, contro tutte le guerre e per la pace, per l’aumento dei salari e delle pensioni, per la sanità e la scuola pubblica, per la tutela dell’ambiente, per la difesa e l’attuazione della Costituzione contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare.

Sono già in programma assemblee in tutti i posti di lavoro e nelle realtà territoriali per una consultazione straordinaria delle lavoratrici, dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, delle donne, dei giovani, affinché siano protagonisti di una battaglia comune per unire e cambiare il Paese, per dare vita a un nuovo modello di sviluppo fondato sul lavoro, sulla centralità della persona, sulla sostenibilità ambientale.

La povertà non è una colpa!

RdC un disastro annunciato

Cancellato RdC con un sms

category Spi Vercelli 31 Luglio 2023

Oggi un sms dell’INPS ha annunciato a centinaia di migliaia di beneficiari del Reddito di Cittadinanza la sospensione, dal 1 agosto, del sostegno economico, come previsto dal decreto lavoro, convertito in legge poche settimane fa. Così, semplicemente, 169mila persone, tra i 18 e i 59 anni, scoprono di essere occupabili, di non aver più diritto nemmeno ad un euro, a prescindere dalla loro condizione di vulnerabilità.

Unica speranza per migliaia di famiglie in povertà rimane l’essere prese in carico dai servizi sociali comunali, quei servizi sociali e quella presa in carico che il Governo ha sacrificato sull’altare di una presunta “occupabilità” che non tiene conto dei bisogni e delle fragilità delle persone. 

A questo punto toccherà agli assistenti sociali e alla fragile rete dei servizi sociali dei Comuni, debole soprattutto al sud dove ci sono la maggioranza dei percettori del Rdc, confrontarsi con il disagio e la disperazione di molte persone che perdono l’unico reddito e che hanno solo poche settimane per non perdere il beneficio economico. Migliaia di domande davanti a poche unità di assistenti sociali e allo scarso personale dei servizi, a volte precario.

La brutta riforma del RDC sta lasciando senza sostegno migliaia e di persone e ne sta scaricando la responsabilità sulle lavoratrici e sui lavoratori dei servizi sociali. Per loro il già quotidiano rischio di un lavoro a contatto proprio con i più deboli e i più fragili, diventa così insostenibile, soprattutto per l’incapacità di rafforzare i servizi sociali, nonostante ci siano, da oltre due anni, i finanziamenti necessari per assumere migliaia di assistenti sociali e di altre figure professionali che sarebbero stati indispensabili per fronteggiare una situazione di questo tipo, figlia di un furore ideologico ed una approssimazione operativa che non possono pagare certo lavoratrici e lavoratori.

Per la CGIL e la FP CGIL è necessario prorogare il termine di 7 mesi per la sospensione del Reddito di Cittadinanza e dare modo alla popolazione in condizione di bisogno di essere presa in carico dai servizi comunali. Abbiamo bisogno di procrastinare i termini, così assurdi, assumere rapidamente il personale a tempo indeterminato necessario ed assicurare e garantire la formazione necessaria per dare le risposte necessarie ad un problema così grave come la povertà.

25 aprile

category Spi Vercelli 24 Aprile 2023

24 marzo 1944

category Spi Vercelli 24 Marzo 2023

8 marzo 2023

donne iran

Mahsa Amini, a Teheran, il 13 settembre 2022 viene fermata dalla polizia morale dalla Gasht-e Ershad (letteralmente pattuglia della guida), unità speciale che fa rispettare, fra l’altro, il codice di abbigliamento, davanti alla fermata della metro. Non aveva indossato bene il velo. Mahsa passa da un centro di detenzione all’ospedale in cui muore. Trauma cranico e botte; gli agenti della polizia morale dicono che abbia avuto un problema cardiaco.

Il giorno dopo l’annuncio della morte esplodono le proteste nelle città di tutto il Paese, l’insurrezione viene definita rivoluzione delle donne; ad essa si uniscono uomini di ogni età, classe sociale ed etnia. Donna, vita, libertà (Zan, Zendegi, Azadi).

Giovani donne bruciano i foulard, alcune si tagliano i capelli in segno di lutto e solidarietà per Mahsa; altre camminano provocatoriamente in pubblico senza velo.

Le proteste sono indirizzate contro le restrizioni della Repubblica Islamica e hanno radici lontane. Partono dal momento in cui le donne a Teheran organizzano la prima protesta l’8 marzo 1979, dopo che l’ayatollah Khomeini aveva imposto l’uso del velo.

Parmis Hamnava, 14 anni, non muore subito ma più tardi in ospedale. Gli agenti la colpiscono, la picchiano davanti ai suoi compagni. Erano entrati all’interno della scuola ed avevano perquisito i libri scolastici. Dentro ad un suo libro una fotografia strappata di Khomeini.

“Nessuno e niente vincerà mai una giovane donna che legge libri e poesie e ascolta musica, bevendo un caffè”.

Queste giovani donne cui un proiettile di gomma, ben indirizzato, ha tolto un occhio, hanno messo un fiore rosso al posto dell’occhio che non c’è più.

donne iran

Astiyazh Haghighi e Amir Mohammad Ahmadi, 20 anni, si amano, ballano davanti alla Torre Azadi, a Teheran. Condannati a oltre dieci anni di prigionia per aver diffuso il video.

Il ballo è gioia. È vita. È espressione. Per questa al regime fa paura”, da Labodif.

La climber iraniana Elnaz Rekabi non indossa il velo, obbligatorio per le atlete della Repubblica Islamica iraniana, alla gara di arrampicata ai Campionati asiatici in Corea del Sud. Lei scompare, al ritorno, per un poco, poi la sua casa viene distrutta.

Hadis Najafi, 20 anni. Uccisa mentre manifestava a Karaj, uccisa con sei colpi d’arma da fuoco alla testa, al collo, al torace e all’addome.

L’ ultimo video la ritrae mentre si raccoglie i capelli biondi in una coda prima di unirsi alle manifestazioni.

Ghazal Ranjkesh, studentessa di Giurisprudenza di Bandar Abbas, un agente le spara un proiettile in faccia.

“Sono sopravvissuta e devo vivere; perché ho una storia che non è ancora finita. Perché non ho ancora visto il giorno che ‘devo’ vedere”.

donne iran

Per arrivare ad oggi. Gli iraniani dentro e fuori l’Iran adesso vogliono la caduta di molte istituzioni che costituiscono il nizam-e eslami, o sistema teocratico, e il velayat-e faqih, o governo di un capo religioso supremo e, tra le altre cose, la gasht-e ershad nota in Occidente come polizia morale. Vogliono una nuova Costituzione. Gli iraniani chiedono un Paese libero dal dogmatismo religioso e politico, i giovani vogliono costruirsi un futuro da uomini liberi, la maggior parte dei manifestanti ha un’età compresa tra i 15 e i 25 anni. Le donne vogliono conquistare un legittimo ruolo di centralità. Non è una lotta per le donne ma una lotta, per la società nella loro società, di tutti gli iraniani che condividono la stessa causa. I diritti di tutti. Passano da un velo, un ballo, un bacio in pubblico, in ciò sta il significato storico e globale di questa lotta.

Che immenso coraggio queste/i giovani. Imparare da loro. E, per noi donne, non dimenticare mai di far splendere la nostra differenza. Proprio quella che fa tanta paura al regime”, da Labodif.
 
 

Il Coordinamento Donne SPI CGIL Vercelli Valsesia
8 marzo 2023

 
disegni di Imma Fazzone (clicca sulla immagine per ingrandirla)